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Oltre il Giardino

Semi di botanica delle emozioni: Giardino Franco Basaglia Ravenna

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bibliografia

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Ci aspettiamo: suggerimenti commenti da aggiungere alla nostra lista di libri!
info@oltreilgiardinoravenna.it
(* l’asterisco indica la disponibilità del libro: può essere ceduto in prestito a quanti partecipano alla vita del «Giardino Basaglia»)

Addio alle Valli
di Francesco Serantini
Edizioni del Girasole (Ravenna) Le Firme 1981 – p.199
Introduzione-intervista di Walter Della Monica.
“Addio alle valli” è un mosaico di situazioni, di tradizioni, di luoghi e personaggi che fanno capire che anche la Romagna è cambiata e non in meglio. Questa è l’amara verità che traspare con evidenza leggendo le storie di un tempo che poi così lontano non è. Così le descrive: «…sono andato a dire addio alla valle del Mezzano, anche la Valle del Mezzano non c’è più, perchè l’hanno prosciugata… Chi l’avrebbe detto quand’eravamo sperduti nella tua immensità, che te ne saresti andata prima di noi?Tu che eri sulla faccia della terra da millenni, da quando ti chiamavi Padusa ed il Po, disarginato e sfrenato come un cavallo brado, si riversava in te mescolando le sue acque a quelle degli altri fiumi, sicchè non si capiva dove fosse il mare.Dall’argine Agosta che ti tagliava in lungo, e su cui adesso corre la strada, ti ho veduta asciutta ed è stato come se contemplassi pietosamente una morta. La tua distesa si slarga ancora a perdita d’occhio ma non è più la cerulea maestà dell’acqua, è un deserto inerte di erba rugginosa, un deserto senza vita e senza anima…Il Mezzano era intorno ai ventimila ettari, dicono che asciugarlo è costato sui tre milioni per ettaro: un funerale di lusso ti hanno fatto, povera cara valle, un funerale degno della tua nobiltà più volte millenaria…e le valli superstiti le lasceranno campare?»

ARBORETO SELVATICO*
Mario Rigoni Stern
Einaudi 1996
Dal Larice «albero cosmico lungo il quale scendono il sole e la luna», alla Quercia con la sua forza araldica, al faggio «albero felice agli dèi», al Tasso simbolo della morte e dell’eternità: Rigoni Stern sceglie venti alberi a lui particolarmente cari e li “racconta”, dandone le caratteristiche botaniche e ambientali, illustrandone la storia e le ricchezze, spiegando gli influssi che hanno avuto nella cultura popolare e nella letteratura, e animando il suo arboreto con le proprie esperienze di uomo di montagna, i ricordi, la nostalgia di «quando gli uomini vivevano con la natura».
La descrizione si intreccia cosí alle riflessioni personali dello scrittore che vede una consonanza di vicende e di destini tra gli uomini e gli alberi, chiusi nella parabola eterna di nascita e morte, gioia e sofferenza, destinati magari a vivere a lungo, ma comunque condannati a sparire, ad essere sostituiti.

ARBUSTI E ALBERELLI*
Costanza Lunardi
Arnoldo Mondadori Editore – 1987
E’ veramente portentosa la ricchezza di forme e colori dei giardini, il fascino nostalgico dell’autunno, delle caducifoglie sparse tra i sempreverdi. Il mirto, la ginestra, l’erica, l’agrifoglio dimorano sovrani ma, fra tutti eccelle il corbezzolo con le cui bacche, molto ornamentali, si preparano infusi e marmellate. Come molte altre piante esso può tradire la vocazione naturale di arbusto a favore di una più snella silhouette ad alberello. Così le splendide Calliandra twedii, in fiore tutta l’estate, e l’Albizzia Julibrissin, dai fiori di un rosso incendiario con un che di pirotecnico raccolto in un piumino di cipria! Per non parlare delle piante da frutto che hanno il pregio di poter stare indifferentemente nell’orto o nel giardino. Molto ornamentali nel periodo della fioritura, lo sono ancora di più con i rami carichi di frutti maturi, di solito molto vistosi. A seconda dello spazio, della posizione e della natura del terreno, la scelta è vasta, dal Ribes sanguineum, originario del Nord America, ottimo per formare siepi, al nocciolo a foglie rosse che crea particolari macchie di colore o al susino rosso che si carica di frutti tondeggianti e asprigni; ma particolarmente superba è la Cydonia japonica, arbusto fruttifero da fiore che crea macchie di colore tra i sempreverdi, e il Prunus Serrulata, la leggiadra nuvola rosa in giardino. Tutte queste suggestioni, unite a molti consigli pratici, sono offerte da questo libro, un’utile guida all’organizzazione armoniosa e funzionale del proprio giardino.

ARCHEOLOGIA ARBOREA
diario di due cercatori di piante
Isabella e Livio Dalla Ragione
«Abbiamo visitato vecchi archivi e biblioteche dove potevamo trovare libri e manuali di agricoltura per studiare le vecchie varietà e il loro uti­lizzo, i modi di coltivarle e di innestarle, abbiamo guardato e studiato il materiale delle antiche cattedre ambulanti di agricoltura, abbiamo ascoltato i racconti di chi qualcosa si ricordava. Ma soprattutto siamo corsi a salvare. A salvare il più possibile tutte le vecchie varietà, che in questi anni abbiamo trovato e che sparivano sotto i nostri occhi con grande rapidità, o perché le vecchie piante venivano tagliate o perché si seccavano. Abbiamo cercato di salvare anche tutto il patrimonio di conoscenze popolari, senza il quale queste varietà di piante da frutto, dissociate dal loro contesto sociale, economico, etnobotanico e cultu­rale, perdono gran parte delle loro funzioni e dei loro significati».
Isabella Dalla Ragione, agronomo, vive e lavora a Perugia; insieme al padre Livio, curatore del Museo delle Tradizioni Popolari di Città di Castello, ha creato una preziosa collezione privata costituita da circa 350 piante delle varie specie di fruttifere riprodotte e allevate in modo tradizionale.Per sostenere il patrimonio della collezione, Isabella e Livio Dalla Ragione hanno fondato l’associazione “Archeologia Arborea” finalizzata alla diffusio­ne, alla conoscenza e alla tutela delle vecchie varietà di alberi da frutto.

BUSTINE DI FLORA*
Daniele Mongera
Certi modi di pensare il giardino – prefazione di Ippolito Pizzetti
Vittorelli Edizioni
Il signor Olivo, identikit dell’ortolano perfetto, l’orto di Arcimboldo del quale va fiera la vecchia zia, la presenza di cani e gatti tra i cespugli, il giardino come itinerario. Ma anche l’immagine inquietante delle fronde scure agitate dal vento, e i segreti custoditi dai nomi delle piante.
E ancora, il ruolo del paesaggio nel cinema e nella letteratura. Come scrive Ippolito Pizzetti, l’autore « si è comportato come un viaggiatore settecentesco durante il tour: ha osservato i vari giardini e i tipi di giardini, e ha considerato le varie personalità dei paesaggisti e le loro opere, cercando sempre di arrivare a definirne limpidamente il carattere».

E IL GIARDINO CREÒ L’UOMO
Jorn de Précy
a cura di Marco Martella
Ponte alle Grazie, Milano, pagg. 125 euro 10,00

Può un’utopia tenersi su toni sommessi? Jorn de Précy, islandese di origine bretone, ci ha provato un secolo fa con un piccolo libro pubblicato nel 1912, a sue spese e in soli duemila esemplari. Aveva all’epoca 75 anni; dopo un lungo vagabondare si era stabilito nell’amato giardino di Greystone, nell’Oxforshire. The Lost Garden, suo testamento estetico, prese a circolare quasi clandestino tra pochi eletti, lanciando semi di idee maturate nel corso dell’Ottocento. Si sarebbero affermate fecondando il pensiero di Gertrude Jekyll, Russel Page, Roberto Burle Marx, fino a Bob Dylan che lo ricorda nella ballata Jorn’s wildflowers. Anche i Goncourt restarono colpiti dal giovane islandese dallo sguardo assente, perso in un suo sogno astruso ma capace di commuoversi davanti a una rosa appena sbocciata. Chissà se si resero conto di avere davanti il profeta di una nuova sensibilità. Quella di chi soffre nel vedere i giardini trattati in spirito utilitaristico alla stregua di meri strumenti ricreativi, risorse salutistiche o turistiche.
Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/jamj3

FARE UN GIARDINO
da principiante a esperta giardiniera
Margery Fish
Pendagron
Pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1956, “Fare un giardino” è la storia di uno dei luoghi tutt’ora più visitati della campagna inglese, Margery Fish, stimatissima esperta di giardinaggio, racconta come, spinta dalla guerra incombente a trasferirsi nel Somerset, abbia dato vita insieme al marito a East Lambrook Manor r ai suoi giardini, partendo da premesse assai poco incoraggianti: una casa diroccata e l’aia di una fattoria ricoperta di robaccia. Con opposte opinioni e passioni che li portano spesso a divertenti contrasti, i coniugi Fish vengono piano piano a patti con la terra, che li ricompensa generosamente del loro m pegno e della loro dedizione.

FLORA FERROVIARIA
Ernesto Schick
Edizioni Florette
Pubblicato per la prima volta nel 1980, questo libro conserva intatto il suo fascino. Il legame con il territorio e con la storia di uno dei simboli del suo sviluppo economico, la ricerca appassionata di un uomo fuori dal comune, l’attenzione per il complesso rapporto tra l’essere umano e il suo ambiente ne fanno una testimonianza che non smette di incuriosire. Questa nuova edizione è arricchita da un affettuoso ritratto di Ernesto Schick scritto dall’amico e studioso Graziano Papa, che lo aveva sostenuto nelle sue esplorazioni e aiutato a pubblicarne i risultati.
Il biologo Nicola Schoenenberger ha rivisto il testo e lo ha aggiornato dal punto di vista scientifico. La sua introduzione ha il respiro del mondo globalizzato: la ferrovia diventa un corridoio ecologico dì migliaia di chilometri che ospita una varietà di specie sbalorditiva. Qualche anno fa anche il poeta Fabio Pusterla era stato conquistato dalla tenacia commovente della flora ferroviaria: non poteva mancare qui il Collage delle piante pilota, nato da quell’incontro, con una nuova nota dell’autore.
Questo libro è dedicato ai vecchi lettori, che hanno contribuito a tenerlo vivo, e a quelli nuovi che si lasceranno contagiare dalla poesia delle piante viaggiatrici. Chiasso, maggio 2010

GIARDINI
Riflessioni sulla condizione umana
Robert Pogue Harrison
Fazi Editore
«Non bisogna essere un giardiniere per amare questo libro ma, dopo averlo letto, dovremo chiederci per quale dannato motivo non esserlo!»(New York Times).
Cos’è che risveglia nel genere umano l’anelito alla ricreazione del Paradiso perduto? Capolavoro inimitabile, imitazione improbabile; eppure ogni neonato giardino del mondo rinnova la sfida impossibile, tentando di riprodurre quell’impronta divina. Questa è la riscoperta di una domanda perduta e ritrovata da Robert Pogue Harrison, che risponde aprendo per noi i giardini delle meraviglie, ovvero la rassegna delle imitazioni, come farebbe un mago comparativista.
In questo “romanzo dei giardini” l’Eden è il protagonista, anche zoologico; segue l’Academos platonica, poi il giardino “privato” di Epicuro dove si coltiva ” l’in sé e per sé”.
La lunga sequenza ci conduce fino a Versailles, e forse a Bomarzo; e ad altre mete della mente girovaga, come i campus universitari contemporanei, cosiddetti vivai dell’intelligenza. L’autore è un “coltivato giardiniere” di piante mentali, che ci porta in giro a bordo della sua scrittura, sorprendente come un ottovolante, di giardino in giardino, dove i cancelli della superstizione sbarrano l’accesso ai giardini sapienti, l’autore ermeneuta, corredato degli strumenti del fabbro, li apre con le ingegnose chiavi del giardinaggio filosofico.

L’ALFABETO DEI FIORI*
Una scrittrice in giardino
Eleanor Perényi
La Tartaruga Edizioni 200
«Un giardino che non sia un mondo tutto nostro non vale nulla, e un giardiniere ha diritto ai suoi capricci».
Sono le parole di Eleanor Perényi che in questo libro, mescolando con arte  esperienze personali, ricordi letterari, tradizione e modernità, affronta con sapiente leggerezza l’antica arte di coltivare giardini.
Da Astri a Sempreverdi, da Asparagi a Fragole, da Lombrichi a Potature, l’autrice elenca in rigoroso ordine alfabetico i trucchi del mestiere, i segreti scoperti da autodidatta, le risposte prevedibili o insospettate ai diversi problemi che piante e fiori pongono ogni stagione.
Per il floricoltore della domenica, per l’esperto che pensa di non aver più niente da imparare, per l’ammiratore casuale di verze e verdure, «L’alfabeto dei fiori» è una preziosa sintesi di notizie e consigli da tenere a portata di mano, da sfogliare a caso o da leggere riga per riga, godendo dello stile elegante con cui una scrittrice come Eleanor Perényi sa rendere le sue affascinanti e verdissime esperienze tra rose, papaveri ed erbacce.

LA METAMORFOSI DELLE PIANTE
J. W. Goethe
Edizione Guanda 1983 . Biblioteca della Fenice
Goethe diceva che gli studi di scienze naturali gli erano serviti per comprendere la propria interiorità attraverso l’analisi del¬le parti fondamentali dell’essere della natura. In modo suggestivo ed efficace, i testi contenuti in questo libro mostrano le relazioni strutturali esistenti tra il mondo dell’arte e della scienza in connessione alla dimensione esistenziale, autobiografica dello stesso Goethe. LA METAMORFOSI DELLE PIANTE, che la critica scientifica ha giudicato con attente e contrastanti valutazioni, esamina il problema generale del divenire della forma, mettendo in luce le condizioni in cui i fenomeni si manifestano nel gioco infinito della creatività della natura, che pur rinnovandosi conserva la sua unità. Questo saggio e gli altri presentati in questo libro, sulla metodologia della ricerca scientifica, sull’origine delle piante e di altri fenomeni biologici, sulla filosofia contemporanea, costituiscono un esempio significativo della critica goethiana all’idea di scienza formulata da Newton ed esprimono sinteticamente la visione filosofica di Goethe nella sua complessa formazione di derivazione mistica e alchemica, che si serve del pensiero di Spinoza, di Leibniz e di Kant. Il modello di scrittura proprio di questa saggistica scientifica, molto meno conosciuta della pagina poetica, evidenzia le analogie formali con l’insieme dell’opera letteraria, sottolineando come l’indagine del divenire delle forme nel mondo naturale, ben lungi dall’essere un vuoto esercizio di erudizione, consente anche di penetrare nelle grandi figure – da Wilhelm Meister a Faust – del mondo poetico di Goethe.

L’ANNO DEL GIARDINIERE*
Karel Čapek
Sellerio Editore Palermo 2008
Un divertito, spiritoso, manuale di giardinaggio. Al centro delle vicende di fiori, piante e alberelli, in un universo di microperipezie, il personaggio del giardiniere. Nel 1925 Karel Capek (1890 -1938), emblematico protagonista del novecento letterario praghese, comprò, assieme al fratello, una casa di periferia con un ampio giardino. Fin allora aveva tenuto un suo diario pubblico, molto popolare, sul quotidiano della borghesia intellettuale di Praga. Da quel momento in poi, quell’elzeviro divenne il suo diario pubblico di giardinaggio. L’aveva sfiorato, poi coinvolto, infine rapito, la passione del giardino. Ed infatti, la raccolta di quegli articoli, qui pubblicata, sembra un apologo classico, volto a persuadere con ironia dell’equazione: saggezza uguale virtù uguale felicità.

L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI*
Jean Giono
Salani Editore

Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici  risorse fisiche e morali, è  bastato a far uscire dal deserto quel paese di CANAAN, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole.
Jean Giono, durante una delle sue passeg­giate in Provenza,  ha incontrato una personalità indimenticabile: un pastore so­litario e tranquillo, di poche parole, che provava piacere a vivere lentamente, con le pe­core e il cane. Nonostante la sua semplicità e la totale soli­tudine nella quale viveva, que­st’uomo stava compiendo una grande azione, un’impresa che avrebbe cambiato la faccia del­la sua terra e la vita delle gene­razioni future. Una parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta  «come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la di­struzione».

UNA VITA TRA LE ROSE – manuale per la coltura delle rose
Giulio Pantoli
Società editrice Il ponte Vecchio Cesena
(Collana: Ursa major) – 2005
Giulio Pantoli è un giovanissimo romagnolo verace, amante delle rose.
Non vi distragga lo scherno con cui si scusa per la lingua, che nasce dialettale; arriva dritta al cuore.
Non vi distragga l’età anagrafica, che come tutti sappiamo, non conta; le ama di una passione giovanile immutata dal primo giorno.
Il primo giorno, nel suo libro, è collocato nel 1938. In Europa la spirale di tensione e che poco dopo si trasformerà nella II guerra mondiale è già in pieno turbine. L’Italia fascista vanta la conquista dell’Etiopia e fa parte dell’Asse “Roma Berlino”. I paesi europei innescano una girandola di patti e trattati che prima concludono e poi stracciano. Da due anni la Spagna è scossa dalla guerra civile. L’Italia invia le truppe e alla fine del conflitto la nostra aviazione bombarda e rade al suolo Barcellona. Il papa appena eletto, Pio XII, plaude alla vittoria nella campagna di Spagna, “restituita ai cattolici”. Nel marzo del ’38 Hitler procede all’occupazione militare dell’Austria. Il 3 maggio fa la sua visita ufficiale a Roma, a Mussolini e la capitale lo accolgono con una parata memorabile. Nell’agosto di quello stesso 1938 Mussolini emana le leggi razziali. A settembre le armate tedesche minacciavano di invadere la Cecoslovacchia e un anno dopo, nel 1939, invadono la Polonia. In questo clima di terrore la famiglia Pantoli conduce una piccola azienda agricola dedicata all’orticultura.
Giulio, sedicenne, viene avviato alla floricultura, va a scuola di mestiere dal grande vivaista Bonfiglioli. “I mestieri si imparavano così”, ci dice, “con la pratica diretta, ascoltando gli insegnamenti delle persone anziane, cercando di carpirne i segreti”… Paola Parigi

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